mercoledì, agosto 29, 2012

CS Imaginaria Awards 2012

COMUNICATO STAMPA


IMAGINARIA AWARDS 2012

La giuria composta da Lino Aulenti (critico cinematografico), Silvia Scarpello (segretaria di edizione), Piero Buscicchio (psicoterapeuta) e Paolo De Falco (regista ed attore cinematografico) ha decretato i seguenti vincitori:

Miglior cortometraggio in concorso (fiction)

LES CHIPS, CA REFROIDIT PAS ! di Geraldine Frery (regista ed attrice protagonista).

Motivazione della giuria: per aver rappresentato la storia con equilibrio tra una una narrazione semplice attenendosi al linguaggio cinematografico classico e poco sperimentale e nello stesso tempo spingendosi con padronanza verso momenti più legati all'azione e al senso del ritmo e dello spazio. Affrontando infine con una una certa originalità e soprattuto ironia la condizione della crisi della famiglia.


Menzione speciale 
per "Luis y Luisa" di Alejandro Cano Escribano "per essere riuscito a dimostrare nel tempo di un corto, con gustosa e sapiente ironia, come a volte per risolvere un problema sessuale non c'è bisogno di farsi curare ma di prendersi cura..."

Miglior opera di animazione

DELL'AMMAZZARE IL MAIALE
 di Simone Massi

Mentre viene trascinato fuori dalla stalla il maiale ha modo di vedere il cielo e le cose del mondo...

Simone Massi è un ex-operaio di origine contadina. Ha studiato Cinema di Animazione alla Scuola d'Arte di Urbino. Animatore indipendente, da 15 anni sta cercando - in maniera pulita - di fare diventare la sua passione per il disegno un mestiere. Nonostante le difficoltà ha ideato e realizzato (da solo e interamente a mano) una decina di piccoli film di animazione, tra cui  "Immemoria" (1995), "Pittore, aereo" (2001), "Tengo la posizione" (2001), "La memoria dei cani" (2006) e "Nuvole, mani" (2009).

Motivazione della giuria: Un opera struggente, densa di significato e significati. Un lavoro di indiscusso valore artistico e culturale.

Miglior documentario (Italia Spazio Doc)

L'ORO BIANCO E ALTRI RACCONTI
 di Lorenzo Apolli

Le rovine di un paese sorgono sul fondale di un lago formatosi artificialmente con la costruzione di una diga: le case ormai sono muri scrostati, ruderi che ciclicamente riappaiono quando il lago viene svuotato, indizi consumati di una comunità la cui storia è stata estinta; forse servono là sotto da riparo solo alle correnti. A volte sembra che una campana dal campanile di quella che fu la chiesa, sorda, rintocchi. I due giovani guardiani dello sbarramento idroelettrico attendono alle loro mansioni quotidiane. Il cielo è un tutto, la montagna un altro tutto; entrambi si specchiano nell'acqua verde del lago. Un battaglione alpino si prepara a un pericoloso attacco a quota 3000. Ogni salto di roccia raggiunto, dal fondo della valle alle cime più alte, rappresenta un passo verso l'inizio dello scontro. A quota 3000 metri ogni giorno è identico a un altro. Nemmeno il trascorrere del tempo con i cambiamenti che porta con sé determina qualche diversità, qualche autentico mutamento.

Motivazione della giuria: Un film organico, misterioso e creativo. L'oro bianco e altri racconti restituisce lo "stato" onirico della montagna con un bellissimo ritmo, con immagini  e suoni costruiti attraverso, appunto, un'organicità del sentire e del vedere, che azzera il tempo e fa diventare il cinema archeologia del futuro. Un film metafisico che non esprime enfasi o il consueto pensiero nostalgico ma attraversa il paesaggio naturale e quello "industriale" con intensità e lucidità. Rispettando la scena e il pubblico mentre si muove restando fermo, mentre abita una zona forse terapeutica.

Menzione speciale: Densamente spopolata e la felicità di Francesco Dongiovanni. Per l'intensità narrativa e la sensibilità fotografica. Per aver preso il punto di vista di un pastore e di una terra meravigliosa alternandoli con uno sguardo partecipe e insieme distaccato. Per aver messo in scena l'idillio senza votarsi all'estetica e all'enfasi, proponendo un abbandono semplice e profondo dello spettatore, che non ripercorre la retorica delle radici e dell'appartenenza alla terra ma le restituisce come ancora possibili e vive.

Menzione speciale: Mi pace quello alto con le stampelle di Andrea Caccia. Per la sensibilità e il lavoro che il regista fa su se stesso, sulla bellissima capacità di ascolto.




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