venerdì, aprile 18, 2008

Mostra Itinerante “Il Giardino degli ulivi” (20/4- 24/ 4 - Avetrana, San Marzano, Sava, Manduria)

Mostra Fotografica a cura di G.Picella

Mostra Antologica (2006-2007 di Nicola Andreace a cura

della Galleria "Segmenti d'Arte"

20 /4- 24/ 4/ 2008, ore 19,00  Avetrana

Sala Assembleare Banca di Credito Cooperativo, via Roma 109   
30/4 /2008-1/5/2008, ore10-13; 16-22 San Marzano (TA) 
via Roma,47

3/5/2008-10 /5/2008 ore 17,30-20,30 Sava (TA)

Palazzo Comunale,

24/5/2008- 31/5/2008  ore 9-13; 15-18 Manduria

Palazzo Comunale

 
Dall'incontro tra l'associazione Rotary club di Manduria e l'Inner Wheel Club di Manduria, sostenute dalla collaborazione della Banca di Credito Cooperativo di Avetrana, dei Comuni di San Marzano, di Avetrana, di Sava, di Manduria, della Pro Loco, della Galleria d'Arte "Segmenti d'Arte di Massafra, del Gruppo culturale Savese, che investono in manifestazioni istruttivo-formative, si realizza  un progetto voluto da Carmela Melania Longo, critico d'arte emergente, che con esso prosegue il lavoro svolto presso l'ITAS Mondelli di Massafra con il Convegno "Il Giardino degli ulivi". Ad Avetrana, Melania Longo, che si avvale anche della collaborazione di Lucilla Andreace, presidente della Galleria "Segmenti d'Arte" di Massafra, organizza dentro il Convegno una rassegna espositiva, con gli obiettivi di rendere omaggio ad una creatura millenaria, l'ulivo, messo in pericolo dall'insipienza dell'uomo -che non vuole guardare lontano- per creare occasioni di riflessione.Così dopo il successo conseguito a Massafra, presso l'ITAS, al Convegno " IL GIARDINO DEGLI ULIVI, propagandato da un artistico manifesto, del designer Nicola Andreace, si spostano ad Avetrana la mostra fotografica sull'ulivo a cura di G. Picella e la mostra antologica(2006-2008) di Nicola Andreace, il quale da oltre cinquanta anni dedica la sua vita all'Arte. Il nostro artista, dopo le prime opere di pittura, esposte nel 1957, nella Pinacoteca di Bari, dalla forte componente di espressionismo popolare modulato su accentuazioni coloristiche e di gradevole visualità, si ispira al suo territorio, di cui analizza e raffigura i mutamenti con opere che egli chiama del periodo "Civiltà Contadina"(1957-67) e del periodo "Società Tecnologica" (1968-81). In queste ultime egli illustra i rovesciamenti degli antichi criteri di valutazione, con l'abbattimento di alcuni pregiudizi. Il nostro constata che l'uomo ha perduto la sua identità ed è divenuto un numero, un ingranaggio imprigionato nei meccanismi moderni, che lo trasformano in automa. La società è cambiata, ma in peggio: divenuta spregiudicata; con la sopraffazione e l'arroganza cerca la felicità e la gratificazione in false negative esperienze. La tecnologia con il progresso avanza, impone le sue regole ineliminabili, ma l'uomo non è solo cinico, è fatto anche di sentimenti e di passioni, non può dimenticare e gettare nell'oblio il patrimonio del passato, la civiltà con cui gli antichi hanno costruito l'Europa sotto il profilo giuridico, religioso, politico, sociale, amministrativo, familiare; non si possono eliminare i valori antichi, perché sempre attuali ed universali. L'arte di Nicola Andreace allora suggerisce un "umanesimo tecnologico"(1982-2005), inteso come momento in cui l'uomo, non più ingabbiato negli automatismi strutturali, non si fa schiacciare dalla macchina, ma, recuperate le antiche qualità morali, utilizza il progresso per migliorare la vita sociale e civile. L'artista, mai dimentico della lezione di Leon Battista Alberti, di Pier della Francesca, di Michelangelo e delle esperienze dell'arte contemporanea, sulle sue tele combina insieme in modo originale tutti gli elementi della storia, un microcosmo antropologico, che riproduce in miniatura tutti i problemi del macrocosmo;  fissa e  riscopre la poesia di un vissuto, l'armonia dei segni dell'uomo lasciati nella linea architettonica di una chiesa, di una casa del centro storico o di oggetti e strumenti per le necessità quotidiane della vita; fa convivere personaggi di varie epoche e di diverso grado sociale senza limiti di gerarchia per non dimenticare l'antico mondo che vorticosamente  sparisce, per suggerire riflessioni, per riaccendere l'orgoglio di appartenenza. Alle immagini del passato egli aggiunge anche lettere e numeri, simboli e segni geometrici della tecnologia moderna, che  s'incontrano, si sovrappongono con le persone, i vicoli, i reperti archeologici,il mondo animale e vegetale, che si attraggono, perché complementari, perché hanno popolato il suo mondo, il nostro mondo, perché esprimono la suggestione del mistero dell'esistenza e la bellezza della natura. Dal 2006 a tutt'oggi, Andreace continua ad alternare in un parallelismo atipico il dipingere e il ricercare, al di là della "moda", con un'attenta lettura "dentro le pieghe" e "dietro le quinte" , sugli avvenimenti sociologici, culturali, comportamentali, sui personaggi, sui costumi, sulle tradizioni, sulla sacralità e religiosità popolare, sulla sua gente, sul suo territorio. S'interroga  sempre sulle motivazioni dei cambiamenti così rapidi, spesso così traumatici, che non sempre migliorano la qualità della vita spirituale e fisica della società. Nascono allora le opere del periodo  "Post Human" (2006 a tutt'oggi), dove Andreace  inserisce con immediatezza e forza cromatica stralci di suoi Manifesti -realizzati per eventi culturali organizzati da Università, Ministeri, Associazioni ed Enti Istituzionali- racchiusi in cornici cromatiche, simboleggianti le pagine delle memoria. Ancora l'artista  assembla numeri, allegorie, immagini della sua infanzia e della tradizione mitologico-storica, che, con le loro caratteristiche fisiche e comportamentali, richiamano situazioni economico-sociali-esistenziali. C'è. però, in più, in ogni lavoro, racchiuso in un cerchio variamente colorato, un pezzo di corteccia di albero di olivo (elemento "pop") -  simbolo,  oltre che di pace, speranza, solidarietà e fratellanza, anche delle nostre radici-, il quale sembra voglia invitarci  a non trasformarlo in un fossile da esportazione o da esposizione museale, ma a  permettergli di offrirci  i suoi benefici salutari doni. In tal modo anche in queste opere Andreace ci dimostra come l'Arte sia cultura, perché con essa si può esprimere il proprio messaggio  morale ed estetico....Con le opere del periodo "Post Human"  l'artista si presenta in mostra prima ad Avetrana poi in seguito a San Marzano, Sava e Manduria per invitarci a riflettere e a salvaguardare la bellezza  della natura, che sola ci può garantire la sopravvivenza.

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