giovedì, marzo 26, 2009

Lauda nella Chiesa del Salvatore (26 marzo- Bari)


Giovedi 26 marzo 2009 alle ore 20,00

Chiesa del Salvatore Bari-Loseto (quartiere nuovo Via Giulio Petroni)

LAUDA di Vito Maurogiovanni

IL VELLO D'ORO - Bari


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La lauda

La lauda tra Due e Trecento è sicuramente la forma più diffusa di poesia religiosa a carattere
popolare.

Essa nasce in Umbria, sull'onda della diffusione dei movimenti religiosi, soprattutto di quello
francescano, e si configura come una delle prime espressioni del volgare italiano.
Gli aderenti alle confraternite religiose – famosa tra queste quella dei Flagellanti - , persone di
varia estrazione sociale ma in maggioranza artigiani e borghesi benestanti, andavano per le strade
pregando e cantando, oltre che i tradizionali inni liturgici in latino, nuovi componimenti in volgare:
le laude, appunto.

Argomenti di queste erano episodi della vita di Cristo, lodi della Madonna o anche temi religiosi
come il peccato, la misericordia divina,la speranza.
Le forme erano semplici e popolaresche, costruite sui metri della ballata, ma non mancavano echi
della più raffinata poesia cortese contemporanea.

Una voce solista recitava la strofa ed il coro riprendeva con un ritornello: a volte entravano in gioco
più voci recitanti e nascevano veri e propri dialoghi in forma drammatica.
Da queste laude drammatiche, tra Trecento e Quattrocento si svilupperanno le sacre
rappresentazioni.

Non ci sono pervenuti i nomi degli autori, quasi che le laude siano state opere di un sentire
collettivo e popolare, la cui ricchezza divenne fonte di ispirazione per il più grande poeta religioso,
ed autore di laude, dell'Italia del '300: Jacopone da Todi

L'esperienza pugliese delle " laude"

" Nel 1979 lavoravo per i programmi della RAI, quando Radio Bari aveva grande spazio per le
trasmissioni regionali. E m'ero dedicato a scoprire castelli e cattedrali di Puglia, a trovare grandi
elementi architettonici e piccole e grandi storie di uomini e di donne e di castellani e di religiosi e
di contadini che vivevano all'ombra delle antiche costruzioni. In provincia, di fronte alle cattedrali
e ai loro documenti, scoprimmo le tante " laude " popolari, avvincenti testimonianze rimaste nella
tradizione orale della buona e povera gente fedele al fatto religioso. Le "laude" erano proposte
dunque anche nel profondo Sud ed erano state recitate, in maniera rozza e popolaresca, di fronte
alle cattedrali, subito dopo le celebrazioni liturgiche. Ed erano ancora cantate da vecchie donne
dei ceti popolari. La " lauda" più ricorrente era quella della Passione di Cristo, nella quale Maria
piangente se n'andava- assieme agli Apostoli cari- a trovare il Figlio condannato a morte. Nel
frattempo si preoccupavano di trovar fabbri e artigiani che facessero " chiodi sottili", dovevano
trapassare " carni gentili". Se n'andava Maria, era il " Venerdì santo" indossando il suo manto; e,
quando finalmente trova il Figlio sulla Croce, piange perché non può dargli acqua. Cristo ha sete,
ma la madre non ha acqua, è più povera di Lui; e poi è sotto la Croce, come può arrivare lassù il
sorso angosciosamente richiesto? E quando il Cristo muore s'oscurano il cielo e la terra; e in tutte
le "laude" raccolte e registrate, proprio in quel tragico momento, Madre Maria diventa più
bella…"

Da "Cantata per una città. Fatti, cose e personaggi del Novecento" di Vito Maurogiovanni, Levante



editori,Bari,20

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